Il 21 giugno del 2019 ci siamo trovati a Rezzato presso Cascina Ospitale per una visita guidata ai campi catalogo dove, tra le molte varietà, c’era anche il Solibam che abbiamo mangiato sabato scorso nel Castello di Padernello, grazie anche al progetto Costruendo Ruralopoli finanziato all’interno di B CIRCULAR, FIGHT CLIMATE CHANGE.

Nelle chiacchiere, che abbiamo fatto durante la cena con alcune delle 70 persone presenti, la domanda più frequente riguardava quanto ciascuno conosceva del Solibam e perché questo era importante nella lotta al cambiamento climatico.

Dato che le immagini valgono più delle parole ci è venuto in mente di far vedere da dove era venuto il grano che stavano mangiando sotto forma di pizza, lasagnetta, pane casareccio e crostata.

Visto che tra i presenti alla fatidica cena c’erano alcuni di noi, che avevano avuto modo di andare a vedere il campo da cui proveniva quel Solibam, la cosa più ovvia era raccontare che cosa era accaduto quel lontano giorno di estate.
All’ingresso delle coltivazioni erano appesi ad una corda i 10 concetti chiave che spiegavano l’innovazione portata nei sistemi sementieri dalle popolazioni evolutive.

Tutti noi avevamo avuto modo si sentire le lezioni di Silvia Ferro, della Rete Semi Rurali, sul perché quei campi erano molto diversi dai campi tipici dell’agricoltura industriale.

Camminando tra i campi catalogo ciascuno aveva toccato con mano il senatore cappelli, visto dell’orzo Solibam, osservato la popolazione di grano tenero Solibam e da ultimo, ma non meno importante, un miscuglio di grani antichi italiani. Aveva avuto ragguagli sul perché un miscuglio sia diverso da una popolazione.

Sotto quel sole cocente avevamo potuto approfondire quanto vedevamo e abbiamo incontrato agricoltori esperti in grado di rispondere a tutte le nostre domande, sia rispetto ai grani che rispetto alle tecniche agricole adottate. La domanda più gettonata era perché i campi erano pieni di “erbacce”.

E alla fine ci siamo trovati in fresco locale per approfondire che cosa sia una CSA e come, tutti quanti, avremmo potuto portare avanti un progetto così ambizioso per il bene di tutti.

La curiosità e la voglia di approfondire che c’erano d’estate era la stessa che abbiamo avvertito tra le persone che stavano degustando i piatti che vedete elencati.

La differenza di temperatura tra quel caldo giugno e questa fredda serata di febbraio non ha trovato riscontro nella modalità di costruzione dell’evento. Non c’è caldo o freddo che tenga: il Solibam va contestualizzato sia che si veda in campo sia che non si veda perché nascosto in una lasagnetta.

I responsabili delle condotte Slow Food di Brescia e della Bassa Bresciana uniti all’ospite della Fondazione del Castello di Padernello hanno illustrato il senso dei piatti e contestualizzato il progetto chiedendo la partecipazione alla CSA.

E se qualcuno era a corto di argomenti e voleva distrarsi, tra i piatti poteva documentarsi.

Ma se non vi fate ingannare dall’angolazione della foto, l’attenzione alle spiegazioni era alta. L’importanza della comunicazione, cuore del progetto, è stata riassunta nella provocazione: come facciamo a dire a quelli che non sono qui stasera, a mangiare con noi, quanto sia importante il Solibam come grimaldello per scardinare la distruttività delle tecniche di coltivazione industriali?

Come facciamo a dire a tutti quanto sia importante cambiare le proprie abitudini alimentari e a scegliere prodotti innovativi e altamente simbolici come il Solibam?

Forse una delle risposte è tornare nei campi senza aspettare la prossima estate. La popolazione di orzo ha già fatto capolino ed è visibile.

Ma questa velocità di germinazione potrebbe essere la testimonianza più evidente che qualcosa non va bene. 16 gradi a febbraio non sono un buon segno. E’ nel verificare la risposta, che sarà in grado di dare il Solibam a questa incongruenza climatica, la vera forza del progetto Costruendo Ruralopoli.
Venendo con noi nei campi potrete verificare voi stessi quali, tra le tante varietà che compongono la popolazione, saranno in grado di adattarsi meglio a questo clima fuori stagione e alla terra in cui stanno crescendo. Essendo moltissime, alcune saranno contente di questo caldo precoce e cresceranno meglio, altre magari soffriranno adesso e accestiranno meglio con il clima primaverile.
Scegliendo insieme, per questo è importante la selezione partecipativa di Salvatore Ceccarelli, quali sono le spighe migliori di ciascuna varietà, daremo un’opportunità ai semi che raccoglieremo, di trasmettere, per il raccolto dell’estate successiva, cosa hanno imparato dallo stare in quella terra e con quel clima.
Il primo ciclo lo abbiamo già fatto perché quelli che vedete germinati sono i semi, conservati per la riproduzione, scelti tra quelli che alcuni hanno visto nel luglio del 2019. Conoscono già il suolo di Rezzato ed essendo molto differenti gli uni dagli altri ciascuno risponderà come meglio crede alle ingiurie del tempo di questo 2020 utilizzando l’esperienza dell’anno prima. Li raccoglieremo e li risemineremo e in questo perenne ciclo si adatteranno a Rezzato e al clima che cambia riempiendo sempre quei piatti che abbiamo degustato sabato scorso.

Una CSA è dunque la migliore risposta alla domanda su come far capire l’importanza del Solibam. Il partecipare direttamente al ciclo della terra sostenendo l’agricoltore che la ha a cuore è la migliore risposta alle domande poste durante la cena!!! Quei semi in campo sono la testimonianza dell’importanza che ha il tornare alla ciclicità naturale nella produzione di cereali nel fermare l’ingordigia di chi vede la terra e noi solo come risorse dalle quali estrarre profitto. Questo è quanto ci insegnato Salvatore Ceccarelli quando, qualche giorno fa, ci ha mostrato questa immagine per sottolineare l’importanza di mangiare e coltivare Solibam.
Ma se nel frattempo segnalate questo articolo ai vostri amici non credete che possa a servire a qualcosa? Pensateci perché magari questo gesto li potrebbe portare alla prossima cena a base di Solibam oppure al mercato dove potranno trovare i prodotti della CSA che andremo a costruire tutti insieme.
Ruralopoli è un progetto finalizzato a costruire una comunità che supporta l’agricoltura (C.S.A.) collegata alla comunità locale, al territorio e al consumo di cibo sostenibile.
Il territorio su cui opera Ruralopoli è Brescia, con la sua area metropolitana e periurbana
Una risposta su “Dalla terra alla tavola e ritorno”
Non è corretto usare il nome Solibam. Le popolazioni si chiamano ICARDA. Il nome Solibam è stato dato senza consultare chi le ha costituite e portate in Italia.